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Risorgimento



Ferdinando Russo PDF Stampa E-mail

Ferdinando Russo nacque a Napoli il 25 novembre 1866. Abbandonò gli studi per assecondare la passione giornalistica. Lavorò al 'Pungolo', al 'Mattino' e al 'Mezzogiorno'.

Come Di Giacomo prese ispirazione dalla realt? della strada, anche se gli esiti furono sicuramente diversi: Russo non trasfigura l'elemento popolare ma lo utilizza in chiave realistica, per evocare dal profondo l'anima sonora, i sentimenti e le vicende sociali e politiche del suo popolo. In questo senso, gli episodi più importanti della poesia di Ferdinando Russo sono contenuti nelle immagini di vita dolente permeata di saggezza o nelle minuziose descrizioni di persone ed ambienti popolari, ovvero di modi di sentire pieni di un valore politico, come nei poemi '' O luciano d' 'o Rre '' (1910), oppure "O' surdate è Gaeta''  racconti amari del popolo rimasto fedele al Borbone e soprattutto ad un modo di vivere scomparso con la 'modernizzazione' savoiarda, o specialmente nella raccolta '' 'E scugnizze - Gente 'e malavita '' (1897), dove il gusto della descrizione del particolare sordido o violento viene portato ai livelli stilistici più alti. Questa inclinazione derivò da una frequentazione diretta degli ambienti descritti e non si trasform? mai in oleografia o in esercizio manieristico, soprattutto per l'attenzione stilistica applicata dall'attività giornalistica, che rendeva sempre efficace l'esposizione di un suo pensiero.

Da qui il sapore speciale delle liriche messe in musica come canzoni napoletane e soprattutto l'invenzione del genere della ''macchietta'', breve componimento fatto per essere interpretato da un attore e da un cantante riuniti nella persona di un singolo esecutore, che doveva essere bravo ad intonare ma anche a tratteggiare comicamente, con la parola, la mimica ed il travestimento, un carattere o una mania. Nel genere eccelse Nicola Maldacea, per il quale Ferdinando Russo creò i primi esempi, con la musica di Vincenzo Valente, da ''L'elegante'' a ''Pozzo fa 'o prevete ''.

Ferdinando Russo morì a Napoli il 30 gennaio 1927.

Domenico Cimarosa PDF Stampa E-mail

Domenico Cimarosa (Aversa, 17 dicembre 1749 - Venezia, 11 gennaio 1801) E' stato uno dei maggiori compositori del Settecento  da annoverarsi come uno degli ultimi grandi rappresentanti della Scuola Musicale Napoletana. Tra tutti i compositori appartenenti a questa Scuola, il nome di Cimarosa risuona al pubblico particolarmente noto, dato che, tra le sue produzioni si annovera "Il Matrimonio segreto", considerato il vertice comico della Scuola Napoletana. Le sue opere figurano tuttora in cartellone nei teatri lirici di tutto il mondo e vengono rappresentate con grande frequenza.

La sua prima opera - data nel 1772 ("Le Stravaganze del Conte") - ottenne un grande successo, ma fu con "L'Italiana in Londra" (o "La virtù premiata") - rappresentata a Roma sette anni dopo, nel 1779 - che ottenne la consacrazione a compositore di fama.

Autore prolifico, vide le sue opere andare in scena nei principali teatri europei (ma la maggior parte nella sua amata Napoli).

Tra i suoi titoli più conosciuti (oltre alla incompiuta "Artemisia" (rappresentata a Venezia pochi mesi dopo la sua morte, per il carnevale del 1801) figurano "Il nuovo podestà" (anch'esso messo in scena postumo a Bologna, nel 1802), il "Tiro Vespasiano" (dato a Lisbona nel 1821, cioè vent'anni dopo la sua morte), "La discordia fortunata", "L'ajo nell'imbarazzo" che è una delle sue opere più rappresentate assieme a "La Molinara"), "Le donne vendicate" e "Il cavalier del dente".

Giovanni Patturelli PDF Stampa E-mail

Discende dall'omonima famiglia di architetti, Giovanbattista (suo padre), Carlo e Crispino che il sovrano Carlo III di Borbone chiamò insieme con il Vanvitelli per la costruzione della Reggia di Caserta.
Nacque a Caneggio (Canton Ticino) il 6 dicembre del 1770 da Giovanbattista e da Maria Giovanna Maggi. Ancora adolescente fu chiamato in Italia dallo zio Carlo che, non avendo figli, si occupò della sua istruzione e della sua educazione fino a farne un valente architetto, chiamato presto a collaborare con Francesco Collecini, primo aiutante di Luigi Vanvitelli.
Grazie dell'aiuto del maestro ebbe incarichi importanti, quali la direzione delle fabbriche di Carditello e del Condotto Carolino; curò la sistemazione del boschetto in cima a monte Briano sovrastante la cascata delle acque di Caserta. Il re Ferdinando IV lo ascrisse fra i primi individui della nascente Real Colonia di San Leucio. Sposò Carolina Brunelli, figlia di Domenico, architetto, che assieme ai fratelli Carlo, pittore, e Angelo, scultore, lavorava anche lui alla costruzione di San Leucio. Da questo matrimonio nacquero dodici figli.
Quando Ferdinando IV ideò Ferdinandopoli, ne affidò l'incarico a Francesco Collecini che lo commissionò a Giovanni Patturelli. Gli avvenimenti del 1799 bloccarono un po' la sua fortuna che, però, si riprese poco dopo con la costruzione del Casino di San Silvestro e della Chiesa Madre del Comune di San Nicola la Strada.
Alla morte del Collecini, avvenuta nel 1804, il Patturelli completò la Chiesa della Madonna delle Grazie alla Vaccheria e, per quest'opera, il re regalò a "Giovannino" un astuccio di compassi d'oro e trecento ducati.
Durante l'occupazione militare fu nominato architetto dei Real Siti di Caserta, San Leucio e Carditello ed è in questo periodo che portò a termine sale e giardini della Reggia e di quei luoghi.
Finita l'occupazione, nel Real Casino di Belvedere in San Leucio costruì la Real Fabbrica delle sete e la Filanda. Con un'alta opera di ingegneria idraulica, fece arrivare alla filanda acqua necessaria per dare movimento al rotone che muoveva i mangani (mossi in precedenza a braccia) evitando così la costruzione di un nuovo acquedotto dalla cascata di Caserta e, quindi, nuove spese per il sovrano.
Altro capolavoro di idraulica realizzò accanto al ponte di Ercole e, all'esterno verso Aldifreda: un grandioso stabilimento di macchine idrauliche che riciclavano l'acqua del Parco della Reggia.
Progettò la Cattedrale di Caserta, la piazza del Mercato, sistemò la piazza antistante la Reggia e il viale che la collega a Napoli.
Alla morte di Ferdinando IV, Francesco I lo nominò suo architetto particolare, affidandogli il completamento e il rifacimento di fabbriche in San Leucio, Caserta, Carditello, Calvi e Mondragone opere che curò anche sotto Ferdinando II.
Numerose sono pure le opere che progettò e realizzò per privati, come la Fabbrica de' Cotoni, presso Aldifreda, commissionatagli dal signor negoziante Luigi Vallin.
Non va trascurato l'amore che il Patturelli ebbe verso l'archeologia, infatti recuperò scavi greci e romani nel territorio di Capua; collezionò monete e vasi antichi e fu ascritto fra i soci dell'istituto Archeologico di Roma.
Morì a Caserta (per ascesso maligno all'ascella sinistra) il 26 luglio del 1849, di giovedì, alle ore 14.00, assistito dai numerosi figli.
Vincenzo Bellini PDF Stampa E-mail

Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801 - Puteaux, 23 settembre 1835)

Figlio di Rosario Bellini, organista e compositore, sin da bambino rivelò grandi doti musicali. Studiò a Catania, guidato dal nonno Vincenzo Tobia, anch'egli musicista, e dal padre. Nel 1819 il comune di Catania gli offrì una borsa di studio, grazie alla quale Bellini si recò a Napoli dove frequentò il conservatorio. Durante gli studi compose musica sacra e da camera, e concluse il corso di composizione del conservatorio presentando un'opera semiseria, "Adelson e Salvini" (1825); il Teatro San Carlo di Napoli gliene commissionò subito un'altra, "Bianca e Fernando", rappresentata nel 1826. Nel frattempo, l'impresario Domenico Barbaja gli chiese di comporre un altro melodramma per il Teatro alla Scala di Milano. Trasferitosi nella città lombarda, nel 1827 Bellini portò a termine la composizione del "Pirata", il primo in collaborazione con il librettista Felice Romani. All'inizio del 1833 si trasferì a Londra per alcuni mesi; di là si spostò poi a Parigi, dove condusse una vita molto disordinata e dove morì due anni dopo. Le sue opere più famose: "La Straniera" (1829), "I Capuleti e i Montecchi" (1830), "La Sonnambula" e "La Norma" (1831), "Zaira", "I Puritani", quest'ultima rappresentata nel 1835.

Luigi Vanvitelli PDF Stampa E-mail

Luigi Vanvitelli

(Napoli 1700 - Caserta 1773),

Figlio del pittore olandese Gaspar van Wittel, nel 1701 venne portato dalla famiglia a Roma, dove ricevette un'educazione molto eclettica, che spaziava dal campo artistico e letterario a quello scientifico e umanistico. Si narra che a soli sei anni abbia cominciato a dipingere dal vero. Esord? come pittore con la Pala dei santi Cecilia e Valeriano (1725 ca., Santa Cecilia in Trastevere, Roma).

L'influenza di Filippo Juvara e l'interesse per l'arte del Rinascimento nutrirono e guidarono la sua successiva attività da architetto. Impegnato nella fabbrica di San Pietro in Vaticano dal 1726, fu quindi chiamato nelle Marche da Clemente XII per partecipare alla costruzione delle fabbriche pontificie, e a Napoli da Carlo III Borbone per edificare la reggia di Caserta. Iniziata nel 1751, la reggia fa convivere vari stili: alla facciata lineare, costruita secondo schemi classici, contrappone soluzioni scenografiche e spettacolari, con grandi effetti decorativi e cromatici, di matrice neocinquecentista e barocca.

Durante la lunga permanenza a Napoli, Vanvitelli eseguì numerosi disegni di architetture e decori, che testimoniano un notevole estro inventivo (Palazzo Reale, Caserta; Museo di San Martino, Napoli).

Il figlio Carlo (Napoli 1739-1821), anch'esso architetto, fu suo collaboratore in varie imprese. Particolarmente rilevante fu l'intervento di Carlo presso la Reggia di Caserta, dove nel 1773 succedette al padre nella direzione dei lavori.

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